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al testo di Pasquale Antonio Marinelli
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-Convertitevi – gridavi e il bastone affondavi lungo le rive della sponda orientale del Giordano, lì dove traghettavano mercanti ebrei e dove il condottiero Giosuè condusse il Popolo Eletto. Con un mantello di peli di cammello cingevi il tuo corpo, legato ai fianchi con una cintura di cuoio. Poca acqua nell’otre, solo sete di fede, a Dio rivolgevi lo sguardo nelle giornate assolate che prosciugavano il fiume.
Il miele selvatico addolciva le labbra, quelle labbra bramose di lanciare strali contro Erode Antipa. Il suo rapporto amoroso condannavi, il suo peccato carnale additavi, e lei, Erodiade, covava odio e vendetta nei confronti tuoi. E venne il giorno della carcerazione, di quella prigionia preludio della morte. Su un piatto d’argento la tua testa fu chiesta; per un ballo peccaminoso il Re soggiacque al volere della perfida Salomè.
-Convertitevi – gridavi e gli uomini battezzavi con l’acqua del Giordano, aspettando Colui che un giorno sarebbe passato da lì per battezzare con lo Spirito Santo.
-Sono la voce di uno che grida!- Lì, in mezzo al deserto, di fronte a Gerico, lì scegliesti di annunciare la venuta del Figlio di Dio. E il bastone affondava lungo le sponde, tracciava i solchi di un percorso che avrebbe portato il Popolo Eletto nella città di Gerusalemme.
-Convertitevi – Ancora oggi l’eco di quella voce si sente nel deserto dei sentimenti, nella palude dell’odierna esistenza umana, nei territori di guerra, negli esili dei popoli, nella cupidigia sfrenata. Mozzato il tuo capo, una, cento, mille volte, riappare innanzi agli occhi feroci di uomini incapaci di credere in Dio, nel suo gesto di bontà (Il sacrificio umano del Figlio). Incapaci di stringere quella sua mano tesa verso il Perdono. Una, cento, mille Salomè ballano ancora a corte dei potenti, circuendo le loro menti, illudendoli di essere onnipotenti in un mondo che è solo transito tra la vita e la morte. |
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